domenica 20 marzo 2016

Promesse mantenute

 Ebbene, sì, ho  riprovato a leggere Il Nome della Rosa. E al termine ne ho avuto un'opinione completamente diversa da quella che ne ebbi a sedici anni quando non riuscii ad andare oltre le 80 pagine.  Sì, mi è piaciuto, e molto. Ora la domanda è: come fa a pensare un'insegnante di lettere che uno studente sedicenne possa apprezzare le 500 pagine di quel libro,  con moltissimi paragrafi in latino senza nessuna traduzione, scritto in un linguaggio complesso e con presenti termini arcaici e in disuso che non capisco neanche ora  che ho passato i trent'anni, per esempio i verbi cacchinare e addontare?
   A sedici anni  si può apprezzare Calvino, che   scriveva libri di dimensioni accettabili e in linguaggio comprensibile.   Tornando al Nome della Rosa alla fine ho letto anche alcune postille di Eco: su di lui come saggista non ho cambiato opinione, lo trovavo indigeribile  e lo trovo ancora così.

sabato 20 febbraio 2016

PACE ALL'ANIMA DI ECO, MA....

 Massimo rispetto per il defunto Umberto Eco, ma è un autore che personalmente non mi è mai piaciuto e che mi ha anche un pochino <perseguitato>: in seconda superiore la prof di lettere assegnò dei libri da leggere chiedendo le preferenze di ognuno. Io chiesi un libro che facesse stare in tensione, e mi consigliò <Il nome della rosa> proprio di Eco. Tra l'altro lo avevo già in casa e provai a leggerlo: provai e basta, proprio perchè dopo 80 pagine circa abbandonai trovandolo veramente pesante, altro che stare in tensione.  Non riuscivo a leggere più di cinque pagine senza addormentarmi.  Per alcuni esami universitari ho dovuto studiare il suo pensiero e alcuni suoi scritti, e infine per la laurea specialistica il mio relatore mi consigliò di leggere  il manuale <Come si fa una tesi di laurea>, naturalmente di Umberto Eco. Nonostante gli anni in più,  una certà maturità da studente universitario e une predisposizione  a letture meno leggere, il risultato fu lo stesso che col <Nome della rosa>: lessi quel manuale a spizzichi e bocconi, evitando accuratamente certi parti indigeribili.  Mi sono laureato comunque anche senza aver letto in toto quel manuale. Però  giuro che riprovo a leggere <Il nome della Rosa>: potrebbe anche essere che  un ultratrentenne di oggi  apprezzi quello che un sedicenne di allora aveva detestato.

mercoledì 3 febbraio 2016

Luisa Spagnoli

 Una fiction della Rai mi ha permesso di scoprire la figura dell'imprenditrice italiana Luisa Spagnoli, figura  che non conoscevo e proprio per questo, più che per interesse cinematografico, ho guardato lo sceneggiato in due puntate. Qualche notizia sulla Spagnoli l'avevo avuta da un'intervista all'attrice che la ha interpretata, Luisa Ranieri, e da Wikipedia, consultata perchè mi aveva incuriosito. Ma se il nome di Luisa Spagnoli ai più dice poco, chi non conosce la Perugina? Ebbene, la Spagnoli è stata colei che da una piccola drogheria gestita col marito Annibale Spagnoli ( tra l'altro il cognome originale di Luisa era Sargentini, ma all'epoca, nei primi del '900, le donne sposate acquisivano il cognome del maritto)  creò la mitica fabbrica di  cioccolato di Perugia. Ruolo rilevante lo ebbe anche l'amante Giovanni Buitoni, che portò innovazioni e suggerimenti che Luisa seppe accogliere,  mentre lo stesso marito tradito, scoperte le corne, si limito ad allontanarsi ma rimanendo socio dell'azienda  e facendo una delega per il Cda alla moglie,  per non ostacolare la rivoluzione che la fabbrica aveva portato nel mondo dolciario. Luisa Spagnoli fu una donna moderna che  durante il periodo della Grande Guerra, quando alla Perugina lavoravano solo operaie donne,  si adoperò per favorire la manodopera femminile: sua l'invenzione di un primitivo asilo nido aziendale  mentre le ore di allattamento venivano retribuite.  A Buitoni  si deve invece l'idea di trasferire la fabbrica dal centro storico di Perugia nella zona di Fontivegge, vicino alla stazione ferroviaria, per velocizzare i trasporti. Luisa e Giovanni erano persone aperte anche alle idee degli altri e abili nello sfruttare le capacità altrui e percepire i cambiamenti tecnologici  di un mondo in costante  progresso: per esempio  una corsa automobilistica organizzata dalla Perugina fu il primo evento sportivo radiotrasmesso in Italia.
Tornando alla singola personalità di Luisa, ella  rispose ai momenti di crisi e di spietata concorrenza con due invenzioni che ancora oggi sono capolavori assoluti dell'industria dolciaria: il  Bacio Perugina, che inizialmente era stato battezzato <cazzotto> ( ribattezzato Bacio per volere di Buitoni), ottenuto da avanzi di lavorazione di altri prodotti e la caramella Rossana.
Il film fa capire che l'idea di inserire una sorpresa nella uova di cioccolato per Pasqua fu proprio di Luisa Spagnoli in occasione del regalo ricevuto per un compleanno: due conigli d'angora.  L'angora era una lana che secondo l'imprenditrice perugina avrebbe avuto successo anche a livello sartoriale perchè elegante e contenuta nel prezzo. Le prima lavorazioni d'angora  furono inserite come sorpresa nelle uova di Pasqua, mentre dopo la morte di Luisa, avvenuta a Parigi nel 1935 per un tumore alla gola, il figlio Mario  sviluppa l'idea della mamma e crea la casa di moda " Luisa Spagnoli", tuttora esistente, mentre il nipote Lino  Spagnoli trasformerà la produzione da artigianale a industriale, divenendo anche presidente del Perugia Calcio.
Per me che ho sangue perugino nelle vene è stato un moto di orgoglio vedere quali personalità si sono sviluppate in quella città e a  quali cose grandiose e durature hanno dato vita.

domenica 17 gennaio 2016

LA DISFIDA DEI FALO'

 Come ogni anno a Pontremoli si rinnova la <disfida dei falò>:  i rioni di San Nicolò e San Geminiano si fronteggiano in una gara a chi realizza il fuoco più bello, gli uni sul greto del Magra e gli altri nel greto del Verde. Parte sempre San Nicolò il 17 gennaio in attesa della risposta di San Geminiano ( che è anche il patrono cittadino) fissata per il 31.
 La disfida dei falò è una tradizione  le cui radici si perdono nella notte dei tempi, alla quale lavorano centinaia di persona che regalano, per due serate, due  magiche coreografie  atte a riscaldare le notti invernali e illuminare il cielo di Lunigiana.  Non parteggio per nessuna delle due fazioni non facendo parte di nessuno dei due rioni, ma per una tradizione mia personale non vado mai a vederli entrambi, ma soltanto uno ad anni alterni. Il 2016 era l'anno di San Nicolò. Ecco alcuni scatti:






giovedì 24 dicembre 2015

PRESEPIANDO

 Pontremoli e Berceto in questi giorni sono un vero e proprio fiorire di presepi. Ecco alcune immagini: la prima è una foto diurna della Natività in piazza San Moderanno a Berceto, quelle che seguono invece sono della rassegna dei presepi allestita nell'ex Tribunale di Pontremoli. Si tratta di opere molto originale realizzate dai centri di aggregazione o dagli allievi delle scuole della Lunigiana.








martedì 22 dicembre 2015

EL PIQUE MACHO

 Ieri sera, a cena da una famiglia italo-boliviana, abbiamo gustato uno squisito piatto tipico della Bolivia: <El Pique Macho> a base di carne di maiale, patate, cipolle, uova, pomodoro,  e peperoni. Per venire incontro al nostro gusto e non ustionarci il palato, la cuoca ha preparato a parte la classica salsa piccante che i boliviani usano per insaporire  il Pique Macho. La tradizione alimentare boliviana è fatta di piatti unici, come appunto il Pique Macho, a base dei prodotti  che crescono alle alte quote dello stato sudamericano. Molto presente il maiale. Ma ecco una golosa immagine del Pique Macho di ieri sera.

 

martedì 17 novembre 2015

DAL RIFIUTO ALL'ESORDIO

 Nove mesi fa   risposi a un annuncio su Facebook  che diceva di cercare attori per una rappresentazione teatrale tratta da un romanzo di uno scrittore lunigianese che ben conoscevo ( sia l'autore sia il romanzo) e partecipai alla riunione  con regista, sceneggiatori e altri aspiranti attori per capire se l'impegno teatrale era compatibile coi miei impegni lavorativi. Ovviamente durante la riunione ognuno ha detto la sua sul progetto, la cui caratteristica era che tutte le persone che vi avessero preso parte fossero lunigianesi. Ho aspettato di ricevere, qualche giorno dopo, il copione via mail. Una sceneggiatura davvero complesso e visto che c'era la prospettiva di lavorarci parecchio d'estate, periodo in cui  solitamente ho mille impegni professionali oltre ad essermi impegnato a partecipare alla tradizionale commedia estiva di Succisa, che da qualche anno non si faceva, rifiutai dando le mie motivazioni.   Qualche giorno dopo il regista, tramite un'  altra persona , mi contattò per chiedermi di ripensarci, perchè  ero comunque piaciuto e mi sarebbe venuto incontro. Rifiutai ancora. Il regista non mollò e dopo poche settimane mi ricontattò chiedendomi soltanto di andare a vedere una delle prove che gli altri avevano già iniziato. Lo feci e il no divento "ni": cominciai ad andare a vedere sporadicamente  le prove  fino a dire sì a patto che la parte fosse veramente piccola, di modo da aver meno bisogno di provare  di altri, oltre che  per onestà nei confronti di chi si era già impegnato da tempo. Ho fatto una scelta, di cui non sono pentito, e che si è rivelata giusta poichè nel mese di luglio ho battuto il mio record di busta paga,  per ribatterlo nuovamente nel mese di agosto. Non ce l'avrei fatta  con una parte più impegnativa  visto che metà dei mie articoli sono stati realizzati in orario serale,  spesso in coincidenza con le prove altrui.  Ma negli ultimi quindici giorni, quando è stato davvero il  momento di impegnarsi, la passione per il teatro ha prevalso, la passione  quella vera che non significa  essere per forza protagonisti, ma significa stare in una compagnia per dare umilmente una mano, per spostare la scenografia, per fare la parte degli altri nelle prove quando questi mancavano. E questo gruppo, del quale conoscevo bene solo una persona, ne conoscevo appena altre due e non conoscevo per niente  tutti gli altri, si è consolidato lavorando insieme. Abbiamo scoperto i lati più belli  ognuno degli altri e siamo diventati una squadra. Una squadra di varie età, caratteri, abitudini  che ha messo l'anima per la causa  della pièce. Fino a esordire al Teatro della Rosa: un piccolo sogno realizzato quello di salire sul palco di un vero teatro, anche se non era La Fenice. E la parte piccola non mi ha fatto sentire meno importante degli altri. I messaggi di amicizia e di affetto  ricevuti  nei giorni seguenti alla rappresentazione   dai miei compagni d'avventura mi hanno fatto piacere  e mi hanno testimoniato di esserlo stato davvero importante. Ma ora il mio pensiero non può che andare al regista  e alla battaglia che sta combattendo, in attesa di avere sue notizie.