Nei giorni scorsi ho partecipato a un incontro sul tema della legalità e della giustizia tra i minorenni a Pontremoli, sede dell'unico istituto penale minorile in Europa esclusivamente femminile. All'incontro c'erano l'attuale sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, che tra l'altro è un pontremolese, e molti addetti ai lavori tra magistrati, procuratori minorili e cose del genere. Voglio citare solo Caterina Chinnici, figlia del magistrato Rocco Chinnici, magistrato siciliano che nel 1983 morì in un agguato mafioso, un'esplosione che precedette quelle forse più note dei giudici Falcone e Borsellino. Chinnici fu il fondatore di quello che successivamente venne chiamato il pool antimafia. Dall'incontro è venuto fuori qualcosa di positivo per l'Italia, finalmente un orgoglio nazionale: il sistema penale minorile italiano è il modello di tutta l'Europa, il carcere per i minori è solo una misura cosidetta "residuale", cioè che si applica solo quando sia assolutamente indispensabile. Su 30.000 minori colpevoli di reato in Italia soltanto 500 circa stanno scontando una pena carceraria, gli altri sono stati sottoposti a misure alternative. Le testimonianze più interessanti però sono venute da due persone che l'esperienza del carcere l'hanno conosciuta: uno è Cosimo Rega, ergastolano che da un anno sta scontando la sua pena fuori da una cella e attore del film <Cesare deve morire> dei fratelli Taviani. Questo film è stato realizzato in un carcere da detenuti che hanno avuto così la loro opportunità di riscatto. Cosimo Rega, arrestato da 35 anni, ha dichiarato che solo da 20 ha capito la gravità di ciò che aveva commesso e ha cercato di riscattarsi mediante la scrittura e la cultura. Dopo 18 giorni di sciopero della fame, ha trovato un direttore che lo ha ascoltato e gli ha permesso di portare avanti un progetto che ha trasformato una cella del carcere dove era rinchiuso in aula multimediale con Internet e biblioteca e ha fatto diventare attori alcuni detenuti.
Diversa la storia di Guglielmo Giuliano, oggi maggiorenne, vincitore del premio letterario <Goliarda Sapienza> riservato ai detenuti minorenni. La lettera con cui ha partecipato al concorso narra il delitto che aveva commesso ed è servita a lui a scopo catartico, a scopo di purificazione, tanto da farlo dichiarare che è stato più fortunato non al primo arresto, conclusosi con l'assoluzione, ma al secondo, poichè la condanna gli è servita per riflettere e capire la gravità del suo reato.
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