Ebbene, <Charlie Hebdo> è entrato anche nella mia casa, ma soltanto a scopo, diciamo così, di analisi. Approfittando del fatto che il primo numero dopo la strage si trovasse anche nelle edicole italiane come inserto di un noto quotidiano, sono stato anch'io tra i moltissimi che gli hanno voluto dare anche un pò più di un'occhiata. Ebbene, <Charlie> non mi piace per niente: condanno fermamente la violenza e gli attacchi dei terroristi che hanno sconquassato la sede del giornale francese e fatto strage di vite, ma <Charlie> proprio non mi piace. Lo ritengo offensivo, provocatorio e pesante: va bene la libertà d'espressione e di satira, ma entro una certa misura. Per questo io non mi riconosco in "Charlie", "Je ne suis pas Charlie". Un limite ci deve essere ed è lo stesso Papa che ha chiarito il concetto durante il suo viaggio nelle Filippine: < Non ci deve essere violenza in nome di Dio, ma non bisogna deridere le altre fedi>. Lo stesso Papa citando un accompagnatore ha detto: <Se lui parla male della mia mamma, gli spetta un pugno. Perchè è normale>.
Riflessioni ulteriori: Papa Francesco ogni giorno si scopre essere di una umanità e umiltà incredibile, pur ribadendo con fermezza alcuni concetti.
<Charlie Hebdo> era in profonda crisi economica e a rischio chiusura prima della strage: ora è andato in edicola in tre mi lioni di copie ed è stato tradotto in sedici lingue. E' profondamente triste dirlo ma il prezzo della ripresa di questo giornale è stato un alto tributo di sangue. Sangue che se i terroristi avessero risparmiato avrebbero ottenuto il loro scopo: <Charlie> avrebbe probabilmente cessato le pubblicazioni nel giro di qualche mese mentre ora, sull'onda della solidarietà e del dramma, il giornale francese è più forte di prima.
Nessun commento:
Posta un commento