Ebbene, sì, ho riprovato a leggere Il Nome della Rosa. E al termine ne ho avuto un'opinione completamente diversa da quella che ne ebbi a sedici anni quando non riuscii ad andare oltre le 80 pagine. Sì, mi è piaciuto, e molto. Ora la domanda è: come fa a pensare un'insegnante di lettere che uno studente sedicenne possa apprezzare le 500 pagine di quel libro, con moltissimi paragrafi in latino senza nessuna traduzione, scritto in un linguaggio complesso e con presenti termini arcaici e in disuso che non capisco neanche ora che ho passato i trent'anni, per esempio i verbi cacchinare e addontare?
A sedici anni si può apprezzare Calvino, che scriveva libri di dimensioni accettabili e in linguaggio comprensibile. Tornando al Nome della Rosa alla fine ho letto anche alcune postille di Eco: su di lui come saggista non ho cambiato opinione, lo trovavo indigeribile e lo trovo ancora così.