martedì 21 ottobre 2014

CASTAGNATA A LICCIANA NARDI

 Licciana Nardi ha portato l'autunno in piazza: domenica 19 ottobre si è chiusa infatti l'edizione 2014 dell'evento <La castagna racconta>: molto più di una semplice castagnata ma una miscellanea di folklore, cultura e storia. L'intitolazione di piazza Anacarsi Nardi è già storia: Anacarsi fu un patriota che, insieme allo zio Biagio Nardi, si distinse nelle lotte per l'indipendenza italiana. Entrambi erano nativi di Apella, una suggestiva frazione di Licciana.  In questa piazza domenica  era allestito uno stand dove si preparavano le mondine  saltate nella padella, insieme ad altre pietanze a base di castagne: frittelle, pattona e il "cian", specialità  tipica della Bassa Lunigiana: una specie di pattoncina cotta alla piastra anzichè nel testo. Queste specialità erano servite da delziose ragazze  e signore che coi costumi di una volta hanno fatto rivivere l'epoca in cui le castagne erano il prezioso pane quotidiano. Nella stessa piazza, era allestito un mercatino dell'artigianato e davanti a via Montebello, una ricostruzione della lavorazione delle castagne: dalla raccolta alla molitura passando per l'essicazione. Dentro via Montebello, suggestivo borgo ciottolato che si apre sulla piazza del Municipio, dove c'era un altro stand gastronomico, era allestito un colorato mercatino dei prodotti tipici, come "pomi rodei", vinello nostrano, salumi e formaggi. Tra le cose da segnalare una mostra di pittura e una dimostrazione di lavorazione della lana per materassi . Il tutto in un clima di festa scandito dalle note di un'orchestra che ha offerto ai ballerini  tutta la giornata per esibirsi.











venerdì 17 ottobre 2014

ECHI DI TRINCEA

                            





Un viaggio  nel tempo lungo un secolo, fino ad arrivare al 1914: cento anni fa scoppiava la Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche come la Grande Guerra, e Pontremoli ha voluto ricordare questa importante ricorrenza storica domenica  12 ottobre alle 17  al Teatro della Rosa. Nella suggestiva cornice del 700esco teatro, davanti alle autorità civili e militari ( presenti tre generali dell’esercito: Giancarlo Sperindè, Armando Novelli e  Franco Razzini) si è tenuta la rappresentazione <Echi di Trincea. Parole e musica a cento anni dalla Grande Guerra>. Ha introdotto la serata  Gianni Beschizza   ricordando come furono <eroi i soldati italiani come coloro che combatterono per la propria patria, in attesa che venisse costruita la patria comune, cioè  l’Europa>. Dopo Beschizza è cominciata  l’esibizione della Musica Cittadina Pontremoli: la banda ha proposto brani di compositori inneggianti alla pace fra i popoli, ai caduti di tutte le guerre, al sentimento di fratellanza dei soldati al fronte. L’intervallo tra una parte e l’altra dell’esibizione musicale  è stato sostituito da qualcosa di particolare: il fisarmonicista Endrio Luti e  il giovane attore  di Grondola Gregorio Fenocchi si sono alternati nell’interpretare  con musica e parole i sentimenti che attraversarono  i cuori degli italiani in quel 1914.  Mentre Luti ha aperto l’esibizione col suono della sua fisarmonica, Fenocchi ha esordito annunciando con enfasi i punti di quello che  i più esperti di letteratura  hanno riconosciuto come <Il manifesto del futurismo> di Filippo Tommaso Marinetti, il quale vedeva entusiasticamente  la guerra come <sola igiene del mondo>. Ma Fenocchi ha interpretato  i sentimenti anche di chi visse il conflitto come un dramma, recitando la celeberimma lirica <Sono una creatura> di Giuseppe Ungaretti, un poeta profondamente segnato dalla sua esperienza di soldato in trincea  durante la Grande Guerra.  E poi ancora gli spettatori hanno potuto ascoltare la famosa <Canzone del Piave>, lettere di soldati al fronte, una riflessione sul conflitto inviata al generale Sperindè dagli studenti di una Terza Media Lunigianese, articoli del  <Corriere Apuano> dell’epoca.  E infine  hanno potuto ascoltare brani  sul tema del giorno del tenore Alessandro Bazzali. Una serata dunque che ha permesso di ripassare un po’ di storia ai più vecchi, di conoscerla ai più giovani, e soprattutto di fare una riflessione su uno degli eventi più tragici della storia contemporanea: la prima Guerra Mondiale, portatrice di odio, morte,  dolore e distruzione



 Sono una creatura ( G. Ungaretti)

Come questa pietra 
del San Michele
 così fredda
 cosi dura
 così prosciugata
 così refrattaria
 così totalmente 
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto 
che non si vede

La morte 
si sconta
vivendo

martedì 7 ottobre 2014

SALVIAMO L'ITALIANO

E' vero che siamo in Europa; è vero che l'inglese è la lingua veicolare  che fa la parte del latino ai tempi dell'Impero Romano. E' anche vero però che stiamo esagerando nell'adozione di termini inglesi per descrivere situazioni e cose che hanno un corrispondente e talvolta banale vocabolo italiano.   Facciamo esempi concreti: ieri al tg si  è parlato della possibilità di co-working per le mamme:  tale termine d'Oltremanica ha ben più di un omologo in lingua italiana: lavoro condiviso, lavoro di gruppo, lavoro insieme.
Negli annunci sui giornali una delle figure professionali più ricercate in questo momento è il sell assistant, letteralmente assistente alla vendita: un banale rappresentante  o venditore porta a  porta.  Sempre tra gli annunci di lavoro si specifica che alcune figure sono richieste per un call job: è il solito banale, antichissimo  e  comune lavoro a chiamata. E a proposito di lavoro, i famosi job acts che il governo Renzi proclama a gran voce altro non sono che: azioni per il lavoro.
 Parliamo di economia: il famigerato  spread si può tradurre in molti modi italianissimi: divario, differenza, scarto. Le agenzie di  rating non sono che agenzie di valutazione.
 La conclusione è che se l'inglese è una lingua degnissima, la lingua di Shakespeare, l'italiano lo è altrettanto, in quanto lingua di Dante. E  qualcosa mi dice che il poeta italiano non abbia  nulla da invidiare al drammaturgo inglese.