sabato 4 marzo 2017

GIAPPONESI ITALIANIZZATI

 Di recente, casualmente di passaggio in un autogrill, mi sono imbattuto in una comitiva di giapponesi in sosta ed è valso la pena osservarli 10 minuti, poichè questi erano l'esatto contrario dello stereotipo che vuole l'essere umano nipponico educato e disciplinato all'ennesima potenza.   Immaginatevi una trentina di persone che parlano in giapponese ad alta voce  quasi cantando  infischiandosene di infastidire gli altri clienti, toccando tutta la merce esposte  scuotendola,  strizzandola e riappoggiando vigorosamente ciò che non avevano intenzione di acquistare  e fregandosene di urtare  la gente  nel loro esasperato  giro per l'autogrill alla ricerca di qualcosa di loro gradimento.  E tutto ciò lo facevano indistintamente uomini e donne, che al momento di pagare dovevano ovviamente fare la fila. Corretta e rigorosa  fila indiana in paziente  attesa del proprio turno? No, tipica fila all'italiana: coda centrale con le ali di persone ai lati che cercavano di guadagnare un posto.  Non fosse stato per gli occhi a mandorla,  potevano essere scambiati  per tipici abitanti dello Stivale.  Ah, anche   per la lingua, già. Ma quella poteva essere scambiata per il dialetto stretto di qualche paese del bergamasco o di qualche insediamento rurale sorto sulla Sila.
 E visto che abbiamo rovesciato lo stereotipo della disciplina  giapponese, rovesciamo anche quello relativo alla durezza degli est-europei: non più tardi di ieri un romeno, che  conosco sì ma non così tanto da giustificare la sua generosità, mi ha offerto un'intera colazione al bar.