lunedì 21 novembre 2016

RECENSIONE DRAMMA TEATRALE "OCCHI TRA LE FOGLIE"

Nel weekend è andato in scena al Teatro della Rosa di Pontremoli il dramma <Occhi tra le foglie>, tratto dall'omonimo romanzo di Giacomo Pinelli.  Anzichè fare la classica recensione,  farò un analisi personaggio per personaggio in ordine di apparizione. In grassetto il nome dell'attore e in corsivo tra parentesi il personaggio interpretato.

EMANUELE SORDI ( Giampiero). Straordinariamente versatile, è perfetto nei panni del fidanzato imbranato del suo "contrappasso" femminile,  Silvia, la tipica ragazza di buona famiglia schiava delle convenzioni su cui tutti nutrono grandi aspettative. Ma sa anche  cambiare tono e  far salire la tensione drammatica rievocando le azioni da partigiano di zio Giovanni con zio Giovanni, diventandone  la spalla indispensabile  nella suspense del racconto.

VALENTINA SIMONCINI ( Lisetta)  Un dramma esistenziale  è personificato dalla figura di Lisetta: la donna buona fino allo stremo  che mettendo in pericolo la sua stessa vita  e quella della sua famiglia, aiuta un partigiano ferito nutrendolo e dissetandolo di nascosto, non ottiene gratitudine, non ottiene, come sognava , di camminare con lui alla luce del sole nel vestito della festa, ma ottiene solo violenza: quello che nella vita dovrebbe essere un momento magico come donare il proprio corpo per la prima volta, si trasforma in un brutale stupro, un atto bestiale e disumano  che Valentina interpreta  con una carica emotiva tale da rendere   quasi contemporaneo l'evento che rievoca tra lacrime e  corti respiri: il pubblico in platea poteva quasi percepire il battito del suo cuore. Un cuore talmente grande da non denunciare  il partigiano ai fascisti e da farla scappare da Montemarcio, il suo paese, per non mettere in pericolo la sua famiglia. Un cuore talmente grande da mettere al sicuro  il frutto buono della violenza subita: il suo <tesoro>, il bimbo affidato alle suore dell'orfanotrofio appena nato  percependo l'avvicinarsi della fine  della propria vita, giustiziata  beffardamente per aver dato troppo amore e  ricevendo in cambio solo odio e violenza.  Valentina e Lisetta sul palco si sono fuse ottenendo una prestazione attoriale di grande spessore.

FEDERICA GUSSONI ( Silvia) La classica ragazza di buona famiglia, anche un po' snob, che  porta con sè la profonda convinzione  che le scelte familiari vengano  prima della sua volontà e dei suoi sentimenti:  ma si innamora di  Giampiero, che è tutto l'opposto di ciò che la sua famiglia avrebbe desiderato per lei, e si trova a difenderlo dai suoi parenti   e contemporanemante a combattere  per trasformarlo in una persona  " migliore" ma migliore secondo schemi predefiniti . Federica  è brava nel tenere l'atteggiamento capriccioso, imperativo e contraddittorio che una ragazza del genere deve necessariamente avere, per poi arrendersi al sentimento per Giampiero, più  forte di tutto.


LUCA VERONI (Zio Giovanni) L'eroe partigiano  invecchiato, colpito da ictus, allo stremo delle forze fisiche,   è  tenuto in vita solo dai sensi di colpa, una colpa che cerca di espiare con l'aiuto della sua nipote preferita, Silvia.  Ma certo non ha questa preferenza per il fidanzato Giampiero,  che non ritiene degno del suo rispetto  tanto da non stringergli mai la mano e da cercare sempre  di allontanarlo. E invece sarà proprio  Giampiero l'unico  su cui potrà contare, seppure a malincuore, per la sua ricerca. Diviso tra l'idealismo derivatogli dall'essere stato l'eroe bambino  e  la sgarbatezza di un vecchio malandato e  bisbetico, alla fine si troverà a dover ringraziare colui dal quale meno si aspettava di ottenere un risultato: il <grazie> che zio Giovanni  esprime alla fine  gli costa, e Luca dà perfettamente questa sensazione,  lo stesso dolore di una martellata  su un'unghia incarnita.

GIACOMO BERGAMASCHI ( Partigiano) Immobile sul fondale fino al dialogo con Lisetta e anche dopo , proprio la sua posizione   rende l'idea che il tempo si sia fermato  a quel maledetto 1944,  quell'anno di guerra che zio Giovanni ricorda  nella routine del focolare domestico. Complimenti per aver dato la sensazione di  essere una statua.

ISABELLA BOLA (Maria)  La cattiveria   malcelata di una ragazzina e il suo egoismo contrapposti  alla serena confessione di colpa di  un'anziana che ha nascosto per  una vita un terribile segreto: il segreto  di un gesto che ha portato estremo dolore alla sua  famiglia. Isabella si districa bene nel doppio  e mutato atteggiamento di Maria giovane e Maria anziana.

MONICA ROSA ( Giuseppina) Donna matura, mater familias esperta e conscia dei pericoli della guerra, agisce soprattutto per proteggere i suoi figli, con autorità ma anche comprensione. La forte consapevolezza di Giuseppina e la  grande maturità interpretativa di Monica si equivalgono

VALENTINA ZINZULA ( Fedora) Parte integrante di una famiglia povera e numerosa come quelle di una volta in tempo di  guerra,  la sua mimica esprime  a pennello  i sentimenti di quell'epoca e della storia della sua famiglia: preoccupazione per  i suoi fratelli, rabbia per la violenza subita dalla zia, dolore per la sua partenza.Sguardi e gesti eloquenti.

GREGORIO FENOCCHI ( Amedeo)   Un signore che non ha mai potuto contare su nessuno nella vita, cresciuto in orfanotrofio dalle suore e innamoratissimo della defunta moglie Chiara, dalla quale non ha avuto figli. Le esperienze della vita lo hanno fortificato e affronta  la sua solitudine   con un realismo ai limiti del sarcasmo. Vivere in Cornovaglia  gli ha conferito un po' del tipico aplomb britannico, della signorilità tipica di quei luoghi, ma la discussione  con Maria e Giampiero gli  fa tornare a galla il sangue latino,  non risparmiando  parolacce e  insulti bilingue. Ruolo perfetto per l'attore Gregorio, che ha nella realtà un mix di  sangue latino  e britannico



La regìa di Monica Rosa, che ha diretto per 9 mesi il gruppo, è stata scrupolosa,  attenta alla mimica e alla dizione. Disponibilissima a venire incontro alle esigenze del cast e attenta ai suggerimenti, non senza fatica  ha compattato un gruppo forte, sacrificando anche molto del suo tempo,   senza mai uno screzio o la volontà di mollare.

lunedì 7 novembre 2016

PICCOLO FESTIVAL DI ANTROPOLOGIA DELLA MONTAGNA


  L’uomo e la montagna:  tutta la cultura  del popolo   d’Appennino è  stata  dispensata  a Berceto durante  il <Piccolo Festival di Antropologia della Montagna>  organizzato dall’<Associazione Superfamiglia> gli scorsi   5 e 6 novembre: le 5 anime che hanno fattivamente studiato, preparato i dettagli e controllato che tutto funzionasse al meglio sono Giacomo Agnetti, Maria Molinari, Marta Mingucci, Mario Ferraguti e Maria Vittoria Sarli.  Hanno contribuito  alla realizzazione dell’evento anche il Comune di Berceto, il Parco Nazionale  dell’Appennino Tosco-  Emiliano e il gruppo <It’ s good 2 to be young in the  mountains>. Durante la kermesse    nel centro storico  si sono tenute  conferenze su temi della tradizione e del folklore appenninico come  il folletto, i  <facion>,  le erbe magiche,  la devozione popolare, le guaritrici,  il culto dei morti, la paura del lupo . Ma si è parlato anche di archeologia e  architettura con esperti dei vari settori. Il <Piccolo Festival di Antropologia della Montagna> non è  stato  solo  conferenze ma  anche teatro , musica, mostre  e    buon cibo  grazie al  <Menù del Piccolo Festival> nei locali convenzionati. Sabato 5 novembre il tema del festival è stato  <Il bosco>  mentre domenica 6 il tema  è stato   <Il paese>.  Francesca Todde, Luca Reffo e Marco Fallini hanno curato le mostre e il bookshop al museo <Pier Maria Rossi>  ma sono stati tanti gli studiosi, gli scrittori  e gli artisti  che hanno portato il loro contributo  a Berceto:  Davide Papotti Andrea Gatti ,  Maurizio Puccinelli, Riccardo Boggi, gli  Enerbia,  Mario Levis,  Marco Aime , Marta Mingucci ,  Andrea Rossi , Mario Ferraguti,   Tafel Musik, Rumba Pesa,  Tricia Takanawa,  The poorboys.  Rossana Piccioli,   Caterina Rapetti, Emanuele Mazzadi>  Patrizio Dall’Argine, Filippo Olari e Giacomo Galli.
 Proporre un festival culturale in montagna  nel periodo autunnale, durante un weekend all'insegna della pioggia, è stata una scommessa vinta e a testimoniarlo  c'erano le sale conferenze sempre piene.  Anche quando i faggi e i castagni  cominciano a colorare di malinconia autunnale le proprie foglie, e queste si staccano e compiono vortici nell'aria prima di posarsi lievemente al suolo e pian piano ricoprire  di  un soffice manto  giallo e rosso le ultime castagne di un bosco solitario, la montagna ha ancora qualcosa da dire.