Di recente, casualmente di passaggio in un autogrill, mi sono imbattuto in una comitiva di giapponesi in sosta ed è valso la pena osservarli 10 minuti, poichè questi erano l'esatto contrario dello stereotipo che vuole l'essere umano nipponico educato e disciplinato all'ennesima potenza. Immaginatevi una trentina di persone che parlano in giapponese ad alta voce quasi cantando infischiandosene di infastidire gli altri clienti, toccando tutta la merce esposte scuotendola, strizzandola e riappoggiando vigorosamente ciò che non avevano intenzione di acquistare e fregandosene di urtare la gente nel loro esasperato giro per l'autogrill alla ricerca di qualcosa di loro gradimento. E tutto ciò lo facevano indistintamente uomini e donne, che al momento di pagare dovevano ovviamente fare la fila. Corretta e rigorosa fila indiana in paziente attesa del proprio turno? No, tipica fila all'italiana: coda centrale con le ali di persone ai lati che cercavano di guadagnare un posto. Non fosse stato per gli occhi a mandorla, potevano essere scambiati per tipici abitanti dello Stivale. Ah, anche per la lingua, già. Ma quella poteva essere scambiata per il dialetto stretto di qualche paese del bergamasco o di qualche insediamento rurale sorto sulla Sila.
E visto che abbiamo rovesciato lo stereotipo della disciplina giapponese, rovesciamo anche quello relativo alla durezza degli est-europei: non più tardi di ieri un romeno, che conosco sì ma non così tanto da giustificare la sua generosità, mi ha offerto un'intera colazione al bar.