Nel weekend è andato in scena al Teatro della Rosa di Pontremoli il dramma <Occhi tra le foglie>, tratto dall'omonimo romanzo di Giacomo Pinelli. Anzichè fare la classica recensione, farò un analisi personaggio per personaggio in ordine di apparizione. In grassetto il nome dell'attore e in corsivo tra parentesi il personaggio interpretato.
EMANUELE SORDI ( Giampiero). Straordinariamente versatile, è perfetto nei panni del fidanzato imbranato del suo "contrappasso" femminile, Silvia, la tipica ragazza di buona famiglia schiava delle convenzioni su cui tutti nutrono grandi aspettative. Ma sa anche cambiare tono e far salire la tensione drammatica rievocando le azioni da partigiano di zio Giovanni con zio Giovanni, diventandone la spalla indispensabile nella suspense del racconto.
VALENTINA SIMONCINI ( Lisetta) Un dramma esistenziale è personificato dalla figura di Lisetta: la donna buona fino allo stremo che mettendo in pericolo la sua stessa vita e quella della sua famiglia, aiuta un partigiano ferito nutrendolo e dissetandolo di nascosto, non ottiene gratitudine, non ottiene, come sognava , di camminare con lui alla luce del sole nel vestito della festa, ma ottiene solo violenza: quello che nella vita dovrebbe essere un momento magico come donare il proprio corpo per la prima volta, si trasforma in un brutale stupro, un atto bestiale e disumano che Valentina interpreta con una carica emotiva tale da rendere quasi contemporaneo l'evento che rievoca tra lacrime e corti respiri: il pubblico in platea poteva quasi percepire il battito del suo cuore. Un cuore talmente grande da non denunciare il partigiano ai fascisti e da farla scappare da Montemarcio, il suo paese, per non mettere in pericolo la sua famiglia. Un cuore talmente grande da mettere al sicuro il frutto buono della violenza subita: il suo <tesoro>, il bimbo affidato alle suore dell'orfanotrofio appena nato percependo l'avvicinarsi della fine della propria vita, giustiziata beffardamente per aver dato troppo amore e ricevendo in cambio solo odio e violenza. Valentina e Lisetta sul palco si sono fuse ottenendo una prestazione attoriale di grande spessore.
FEDERICA GUSSONI ( Silvia) La classica ragazza di buona famiglia, anche un po' snob, che porta con sè la profonda convinzione che le scelte familiari vengano prima della sua volontà e dei suoi sentimenti: ma si innamora di Giampiero, che è tutto l'opposto di ciò che la sua famiglia avrebbe desiderato per lei, e si trova a difenderlo dai suoi parenti e contemporanemante a combattere per trasformarlo in una persona " migliore" ma migliore secondo schemi predefiniti . Federica è brava nel tenere l'atteggiamento capriccioso, imperativo e contraddittorio che una ragazza del genere deve necessariamente avere, per poi arrendersi al sentimento per Giampiero, più forte di tutto.
LUCA VERONI (Zio Giovanni) L'eroe partigiano invecchiato, colpito da ictus, allo stremo delle forze fisiche, è tenuto in vita solo dai sensi di colpa, una colpa che cerca di espiare con l'aiuto della sua nipote preferita, Silvia. Ma certo non ha questa preferenza per il fidanzato Giampiero, che non ritiene degno del suo rispetto tanto da non stringergli mai la mano e da cercare sempre di allontanarlo. E invece sarà proprio Giampiero l'unico su cui potrà contare, seppure a malincuore, per la sua ricerca. Diviso tra l'idealismo derivatogli dall'essere stato l'eroe bambino e la sgarbatezza di un vecchio malandato e bisbetico, alla fine si troverà a dover ringraziare colui dal quale meno si aspettava di ottenere un risultato: il <grazie> che zio Giovanni esprime alla fine gli costa, e Luca dà perfettamente questa sensazione, lo stesso dolore di una martellata su un'unghia incarnita.
GIACOMO BERGAMASCHI ( Partigiano) Immobile sul fondale fino al dialogo con Lisetta e anche dopo , proprio la sua posizione rende l'idea che il tempo si sia fermato a quel maledetto 1944, quell'anno di guerra che zio Giovanni ricorda nella routine del focolare domestico. Complimenti per aver dato la sensazione di essere una statua.
ISABELLA BOLA (Maria) La cattiveria malcelata di una ragazzina e il suo egoismo contrapposti alla serena confessione di colpa di un'anziana che ha nascosto per una vita un terribile segreto: il segreto di un gesto che ha portato estremo dolore alla sua famiglia. Isabella si districa bene nel doppio e mutato atteggiamento di Maria giovane e Maria anziana.
MONICA ROSA ( Giuseppina) Donna matura, mater familias
esperta e conscia dei pericoli della guerra, agisce soprattutto per
proteggere i suoi figli, con autorità ma anche comprensione. La forte
consapevolezza di Giuseppina e la grande maturità interpretativa di
Monica si equivalgono
VALENTINA ZINZULA ( Fedora) Parte integrante di una famiglia povera e numerosa come quelle di una volta in tempo di guerra, la sua mimica esprime a pennello i sentimenti di quell'epoca e della storia della sua famiglia: preoccupazione per i suoi fratelli, rabbia per la violenza subita dalla zia, dolore per la sua partenza.Sguardi e gesti eloquenti.
GREGORIO FENOCCHI ( Amedeo) Un signore che non ha mai potuto contare su nessuno nella vita, cresciuto in orfanotrofio dalle suore e innamoratissimo della defunta moglie Chiara, dalla quale non ha avuto figli. Le esperienze della vita lo hanno fortificato e affronta la sua solitudine con un realismo ai limiti del sarcasmo. Vivere in Cornovaglia gli ha conferito un po' del tipico aplomb britannico, della signorilità tipica di quei luoghi, ma la discussione con Maria e Giampiero gli fa tornare a galla il sangue latino, non risparmiando parolacce e insulti bilingue. Ruolo perfetto per l'attore Gregorio, che ha nella realtà un mix di sangue latino e britannico
La regìa di Monica Rosa, che ha diretto per 9 mesi il gruppo, è stata scrupolosa, attenta alla mimica e alla dizione. Disponibilissima a venire incontro alle esigenze del cast e attenta ai suggerimenti, non senza fatica ha compattato un gruppo forte, sacrificando anche molto del suo tempo, senza mai uno screzio o la volontà di mollare.
lunedì 21 novembre 2016
lunedì 7 novembre 2016
PICCOLO FESTIVAL DI ANTROPOLOGIA DELLA MONTAGNA
L’uomo e la montagna: tutta la cultura del popolo d’Appennino è stata dispensata a Berceto durante il <Piccolo Festival di Antropologia della Montagna> organizzato dall’<Associazione Superfamiglia> gli scorsi 5 e 6 novembre: le 5 anime che hanno fattivamente studiato, preparato i dettagli e controllato che tutto funzionasse al meglio sono Giacomo Agnetti, Maria Molinari, Marta Mingucci, Mario Ferraguti e Maria Vittoria Sarli. Hanno contribuito alla realizzazione dell’evento anche il Comune di Berceto, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco- Emiliano e il gruppo <It’ s good 2 to be young in the mountains>. Durante la kermesse nel centro storico si sono tenute conferenze su temi della tradizione e del folklore appenninico come il folletto, i <facion>, le erbe magiche, la devozione popolare, le guaritrici, il culto dei morti, la paura del lupo . Ma si è parlato anche di archeologia e architettura con esperti dei vari settori. Il <Piccolo Festival di Antropologia della Montagna> non è stato solo conferenze ma anche teatro , musica, mostre e buon cibo grazie al <Menù del Piccolo Festival> nei locali convenzionati. Sabato 5 novembre il tema del festival è stato <Il bosco> mentre domenica 6 il tema è stato <Il paese>. Francesca Todde, Luca Reffo e Marco Fallini hanno curato le mostre e il bookshop al museo <Pier Maria Rossi> ma sono stati tanti gli studiosi, gli scrittori e gli artisti che hanno portato il loro contributo a Berceto: Davide Papotti , Andrea Gatti , Maurizio Puccinelli, Riccardo Boggi, gli Enerbia, Mario Levis, Marco Aime , Marta Mingucci , Andrea Rossi , Mario Ferraguti, Tafel Musik, Rumba Pesa, Tricia Takanawa, The poorboys. Rossana Piccioli, Caterina Rapetti, Emanuele Mazzadi> Patrizio Dall’Argine, Filippo Olari e Giacomo Galli.
Proporre un festival culturale in montagna nel periodo autunnale, durante un weekend all'insegna della pioggia, è stata una scommessa vinta e a testimoniarlo c'erano le sale conferenze sempre piene. Anche quando i faggi e i castagni cominciano a colorare di malinconia autunnale le proprie foglie, e queste si staccano e compiono vortici nell'aria prima di posarsi lievemente al suolo e pian piano ricoprire di un soffice manto giallo e rosso le ultime castagne di un bosco solitario, la montagna ha ancora qualcosa da dire.
Iscriviti a:
Post (Atom)