martedì 17 novembre 2015
DAL RIFIUTO ALL'ESORDIO
Nove mesi fa risposi a un annuncio su Facebook che diceva di cercare attori per una rappresentazione teatrale tratta da un romanzo di uno scrittore lunigianese che ben conoscevo ( sia l'autore sia il romanzo) e partecipai alla riunione con regista, sceneggiatori e altri aspiranti attori per capire se l'impegno teatrale era compatibile coi miei impegni lavorativi. Ovviamente durante la riunione ognuno ha detto la sua sul progetto, la cui caratteristica era che tutte le persone che vi avessero preso parte fossero lunigianesi. Ho aspettato di ricevere, qualche giorno dopo, il copione via mail. Una sceneggiatura davvero complesso e visto che c'era la prospettiva di lavorarci parecchio d'estate, periodo in cui solitamente ho mille impegni professionali oltre ad essermi impegnato a partecipare alla tradizionale commedia estiva di Succisa, che da qualche anno non si faceva, rifiutai dando le mie motivazioni. Qualche giorno dopo il regista, tramite un' altra persona , mi contattò per chiedermi di ripensarci, perchè ero comunque piaciuto e mi sarebbe venuto incontro. Rifiutai ancora. Il regista non mollò e dopo poche settimane mi ricontattò chiedendomi soltanto di andare a vedere una delle prove che gli altri avevano già iniziato. Lo feci e il no divento "ni": cominciai ad andare a vedere sporadicamente le prove fino a dire sì a patto che la parte fosse veramente piccola, di modo da aver meno bisogno di provare di altri, oltre che per onestà nei confronti di chi si era già impegnato da tempo. Ho fatto una scelta, di cui non sono pentito, e che si è rivelata giusta poichè nel mese di luglio ho battuto il mio record di busta paga, per ribatterlo nuovamente nel mese di agosto. Non ce l'avrei fatta con una parte più impegnativa visto che metà dei mie articoli sono stati realizzati in orario serale, spesso in coincidenza con le prove altrui. Ma negli ultimi quindici giorni, quando è stato davvero il momento di impegnarsi, la passione per il teatro ha prevalso, la passione quella vera che non significa essere per forza protagonisti, ma significa stare in una compagnia per dare umilmente una mano, per spostare la scenografia, per fare la parte degli altri nelle prove quando questi mancavano. E questo gruppo, del quale conoscevo bene solo una persona, ne conoscevo appena altre due e non conoscevo per niente tutti gli altri, si è consolidato lavorando insieme. Abbiamo scoperto i lati più belli ognuno degli altri e siamo diventati una squadra. Una squadra di varie età, caratteri, abitudini che ha messo l'anima per la causa della pièce. Fino a esordire al Teatro della Rosa: un piccolo sogno realizzato quello di salire sul palco di un vero teatro, anche se non era La Fenice. E la parte piccola non mi ha fatto sentire meno importante degli altri. I messaggi di amicizia e di affetto ricevuti nei giorni seguenti alla rappresentazione dai miei compagni d'avventura mi hanno fatto piacere e mi hanno testimoniato di esserlo stato davvero importante. Ma ora il mio pensiero non può che andare al regista e alla battaglia che sta combattendo, in attesa di avere sue notizie.
venerdì 6 novembre 2015
EXPOrience 4- Ultima puntata
Alcuni padiglioni ho deciso di visitarli soltanto per il poco tempo di attesa in coda, come quello della Bolivia. Altri, oltre alla scarsa fila, per un particolare: quello della Santa Sede poichè era il padiglione dello stato più piccolo del mondo. Col cibo non c'entrava un bel niente ma c'era un'<Ultima Cena> diversa dalle solite e per questo mi ha colpito particolarmente.
Contrariamente ad altre , questa Ultima Cena è palesemente più inquietante: il volto di Cristo si contorce in una smorfia quasi come se il pane gli fosse andato di traverso, anche se ad andare di traverso è il tradimento di Giuda Iscariota. Tutti si rivolgono verso Gesù preoccupati tranne uno che è girato dall'altra parte con una mano davanti alla bocca: evidentemente Giuda, in stato di imbarazzo per ciò che aveva fatto, tanto da pentirsene in seguito e restituire i trenta denari avuti per il suo "lavoro". Degli altri undici apostoli uno, con un occhio si preoccupa di osservare Cristo, ma con la coda dell'altro nota che Giuda non è proprio a suo agio.
Lo stand romeno, sul tema della lavorazione della canapa
Bolivia
E per concludere non poteva mancare l'albero della vita. Come ho fatto non so ma sono riuscito ad accappararmi uno degli ultimi posti sulla tribuna del Lake Arena e godermi lo spettacolo che nell'ora del tramonto era davvero suggestivo
domenica 1 novembre 2015
EXPOrience 3
Dopo qualche ora trascorsa all'Expo la parola che mi è venuta in mente è stata una: illusione. In un' accezione tutto sommato positiva, illusione che fa sognare, che dà speranza, che fa pensare di potercela fare. Illusione creata anche dallo sfarzo e dall'originalità di alcuni padiglioni che facevano pensare che il tema dell'Expo non fosse il cibo ma l'architettura. E in effetti anche se tanti padiglioni avevano la cucina coi piatti tipici del paese, ciò che colpiva di più era sicuramente l'architettura: il padiglione inglese realizzato come un immenso alveare e quello dell'Azerbaijan fatto a palla stroboscopica per esempio. Ma anche le già postate pagode nepalese avevano il loro fascino.
Israele
Padiglione slovacco esterno e una parte dell'interno. Che c'entrasse col cibo non si sa
Il padiglione del Qatar. In quanto a lusso gli arabi e simili non badano a spese
L'immenso alveare inglese
Esterno ed interno dell'Azerbaijan
Israele
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