mercoledì 18 marzo 2020

CORONAVIRUS COVID19-DIARIO DI PRIGIONIA- Settima giornata

Giorno 7
Per la seconda volta in una settimana sono uscito: necessità improrogabili come la spesa e le medicine. Sono andato dal dottor Giusepper Drapchind anche per altre persone del paese a segnare le medicine. Il dottore ha adottato un sistema diverso: la sala d'attesa è nel cortile all'aria aperta davanti alla porta del suo studio, fa entrare uno alla volta chiamando lui e fa mettere seduti su una sedia ben distante dalla sua scrivania a spiegare quali medicine deve segnare. Aveva mascherina e guanti, e il camice: in tanti anni che conosco il dottore dei miei non gli avevo mai visto indossare il camice in studio. La spesa l'ho fatto sempre nel solito posto: abbondante per noi, un po' meno per Bruno e Nevia i quali  vedono in me un solido appoggio per le loro necessità.  Il supermercato era presidiato dai carabinieri, i quali devono fronteggiare i furbi che non prendono quasi niente per poter tornare a fare la spesa  ( e non prendere quasi niente) anche il giorno dopo. Sembra incredibile ma c'è ancora qualcuno che non ha capito la portata di questa epidemia. I contagi in Italia hanno superato i 30.000 anche se la crescita giornaliera è lineare e i guariti sono più dei morti.  Fare la spesa con mascherina e guanti e dover fare conti separati è estenuante, fa venire caldo. Fuori dalla farmacia in attesa del mio turno ho dialogato a distanza con una signora della situazione legata al virus.Quando si guardano le persone negli occhi, sopra la mascherina, che ormai indossano quasi tutti, si può leggere la paura. In questi momenti negli occhi delle persone si leggono i caratteri: il coraggioso, il menefreghista, l'ottimista, il solidale, lo speranzoso, l'esasperato. Il vecchio adagio recitava  < L'importante è la salute>:  purtroppo lo si capisce sempre quando la salute manca.
Nel pomeriggio ho continuato a spaccare la legna: facendolo tutti i giorni il fiato aumenta  anche se è sempre faticosa come attività.  Domani si continua.

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