Giorno 12
Il tradizionale bollettino dei contagi registra una flessione sia dei contagi che dei deceduti: è il secondo giorno consecutivo di calo ed è un piccolissimo segnale di speranza. Fare le cose quotidiane ai tempi del coronavirus è diventato faticoso: fare la spesa aspettando in coda di entrare per evitare il sovraffollamento, il caldo invito a sbrigarsi negli acquisti, andare in posta per scoprire che è chiusa e apre solo nei giorni pari mentre in banca succede il contrario, prendere le medicine anche per conto terzi. mi ha fatto stancare. Per alcuni farmaci sono dovuto andare alla farmacia dell'ospedale: ora come ora c'è un solo ingresso sorvegliato da una addetta dell'Asl e da un vigilante. Mi è stata chiesta la motivazione del mio accesso e misurata la febbre, febbre che non avevo e dunque mi hanno lasciato passare. Oggi il mio pensiero è stato per quelle persone che tanti anni fa, nella seconda metà degli anni '90, fuggirono dall'Albania per raggiungere l'Italia: quelle persone fuggirono da anni di dittatura, miseria, violenza, guerra civile, persecuzioni politiche , in sostanza da una situazione drammatica. Molti di loro in Italia si sono costruiti una famiglia e una posizione lavorativa, lasciandosi alle spalle un brutto passato. Di certo non avrebbero mai pensato di potersi ritrovare a vivere di nuovo un altro dramma: un dramma diverso, non legato a guerriglie e dittature, ma un dramma che riporterà alla luce quegli stessi sentimenti vissuti in patria nel periodo più buio. Il virus, seppur per motivi di sicurezza, ha riportato quelle limitazioni della libertà che i cittadini albanesi vissero in patria non per loro tutela ma per la sete di potere dei loro governanti. E anche se ora i molti albanesi che vivono in Italia, perfettamente integrati con la nostra cultura, capiscono che queste limitazioni sono per tutelare la nostra salute, non potranno non andare con la mente al loro triste passato
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