venerdì 20 marzo 2020

CORONAVIRUS COVID19- DIARIO DI PRIGIONIA- Nona giornata

Giorno 9
 Sono convinto che sia questa la Terza Guerra Mondiale.  Una guerra, come ha detto mio padre, dove il nemico " non distrugge le cose ma distrugge gli uomini". Si è anche interrogato se non fosse questo il terzo segreto di Fatima. Tanti anni fa  dissi a una mia amica  che io ero l'unico in paese in grado di affrontare la solitudine, e lei si aggiunse alla lista. A distanza di anni,  e con la mia amica oltreoceano, credo davvero che fossimo gli unici in paese a reggere la vita solitaria. Dopo 9 giorni di rigoroso rispetto delle regole, un pochettino di nostalgia  della libertà la provo anch'io ma so che dobbiamo essere forti e che non finirà qui.  Il governo nazionale sta dando un nuovo giro di vite alle restrizioni, ma tanti Comuni, Regioni e Province emanano ordinanze autonomamente. Anche loro si rendono conto che senza severità non si ottengono  risultati.
Ho finito di mettere a posto la legna, finalmente: è stata dura ma una buona scorta è rassicurante.
 Chi avrebbe mai detto che alla mia generazione in un paese occidentale democratico sarebbe toccato vivere una situazione del genere a causa di un'epidemia? Questa è una guerra, che  lascerà il segno: sono convinto ne usciremo, ma con le ossa rotte. Tutti saremo condizionati da questa guerra: è il pensiero costante  della giornata ed è forse per quello che a fine giornata mi è venuto in mente Giuseppe Ungaretti, il mio poeta preferito, la cui poetica era imprescindibile  dalla sua esperienza in trincea durante la Prima Guerra Mondiale. La sua poesia era essenziale, intrisa di dolore.  E  " Il Dolore" è anche il titolo della sua ultima raccolta poetica, nella quale, oltre al dolore per l'esperienza bellica, si aggiunse il dolore per la prematura perdita del figlio.  Forse la poesia  ungarettiana  più consona a questo periodo è " Soldati":  " Si sta, come d'autunno, sugli alberi, le foglie". 

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